v. franco –
Nel tempo ci siamo abituati a dare attuazione a norme pubblicate il pomeriggio sulla Gazzetta ed entrate in vigore il mattino dopo, tanto chi fa le leggi può farle “in deroga allo statuto del contribuente”, ultimamente l’emergenza sanitaria ci ha insegnato che la Gazzetta Ufficiale può essere pubblicata a sera inoltrata, che le ordinanze della Regione arrivano di venerdì sera o il giorno di Pasquetta, tanto per farci lavorare, ad esempio, il sabato mattina per informare i clienti che, magari, il venerdì sera guardano la televisione e non vanno certo a visionare gli aggiornamenti del Governo o della Regione, i nostri clienti, specie quelli piccoli che poi sono l’ossatura del nostro paese, non sono poi così tecnologici.
Nella tragicommedia del bonus dei 600 euro l’INPS mi ha mandato a dire con un comunicato stampa “Raggioniere non si stia a preoccupà, famo na procedura per i commercialisti e i consulenti del lavoro, mannate via tutte ‘e domande in un corpo solo”, poi è arrivata Pasqua, l’abbacchio, i vini dei colli e meno male che non è mia abitudine credere a certe promesse, anche se scritte. Inevitabile che qualcuno si chiederà se l’Inps ha ancora un po’ di credibilità e per non perderla annuncia che i 600 euro potrebbero diventare 800, quando l’Inps non ha alcun potere di decidere in merito.
Ma adesso siamo alla ripartenza, sembra diversificata per settori di attività, ripartenza che dovrebbe essere regolata da norme chiare e precise, norme più specifiche che non quelle dettate dall’ultimo DPCM e dal protocollo di intesa siglato dal Governo, Imprese e Parti Sociali. Come al solito saranno dettate norme ad “ampio raggio”, cioè che si applicheranno al negozio di cartoleria senza dipendenti, allo studio di un avvocato con una segretaria sino allo stabilimento con 150 dipendenti.
Queste norme che dovrebbero (?) essere dettate dal buon senso alla fine si concretizzeranno, com’è probabile, ad esempio nella sanificazione degli ambienti di lavoro, nell’adozione di misure relative all’ingresso ed uscita dei lavoratori quando questi siano in numero ragguardevole, nell’utilizzo degli spogliatoi, dei distributori automatici, dell’utilizzo delle mense, dell’adozione di DPI e del mantenimento della distanza interpersonale etc., norme che poi vanno correlate ad altre, quali quelle dell’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici e non solo autobus e tram ma anche i treni, tanto usati dai pendolari dalle mie parti, non è un rompicapo semplice da risolvere, tutt’altro. Ora queste norme, specie quelle da attuare negli stabilimenti produttivi, devono essere note non certo il 30 aprile con obbligo di osservanza dal 4 maggio, poiché non vi sarebbe il tempo materiale per attuarle, né possono essere note neanche il 27 aprile: in tre giorni debbo magari trovare una ditta che sanifichi e che sia disposta ad intervenire nel giro di due o tre giorni, avete provato a fare una ricerca su quante aziende esistono che si occupano seriamente di sanificazione? Che utilizzano prodotti con precise specifiche tecniche e certificati ? Oppure è solo una questione di carte e la sanificazione la fa il signore che sino a febbraio faceva il gelataio (con tutto il rispetto per i gelatai) e che vista l’occasione si è improvvisato “sanificatore” ? E se lo so con ritardo come mi procuro certi tipi di DPI, non è che la consegna avviene ultra rapidamente, tenuto conto che vi sarà una presunta domanda di DPI superiore all’offerta.
Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria si sperava (abbiamo anche un Ministro della Salute che si chiama Speranza) che un giorno si sarebbe attenuata e che, prima o poi, si sarebbe dato il via alla ripresa ed era necessario allora affrontare l’emergenza su due fronti: quella sanitaria, immediata, programmando nel contempo le modalità della ripresa, immaginando gli scenari che si sarebbero venuti a creare. In Italia è difficile si programmi qualcosa, si và in tutti i campi all’ultimo minuto, si aspetta che vadano giù i ponti (a casa mia il viadotto della tangenziale) e poi si controllano tutti gli altri, si controllano talmente bene che ne vanno giù altri, vediamo poi com’è efficace la programmazione nelle zone terremotate.
Così dopo due mesi e mezzo si costituisce un comitato tecnico centrale incaricato di studiare l’avvio della ripresa: ciò che non è stato in grado di fare un Governo e una pletora di funzionari e consulenti dei Ministeri è stato chiamato a farlo un comitato tecnico, che ha pochissimi giorni davanti anche se mi fido molto di più del Comitato Tecnico, più che competente ma che mi auguro sia celere ed ultra tempestivo, in Piemonte invece il Comitato Tecnico si insedia il 21 aprile pomeriggio.
Non si può continuare ad operare in questo modo mettendo a rischio la sopravvivenza delle imprese oppure mettendo a rischio la salute dei lavoratori. Forse ha azzeccato il titolo un giornale in edicola oggi “Fase come vi pare”, dal canto mio ho iniziato, da tempo, ad agire col buon senso, almeno credo, fatto salvo che questo virus sembra aver portato via quel minimo di buon senso che ancora era in circolazione.